L’equilibrio del Gigante -quando la montagna è emozione

I “grandi” romanzi di montagna difficilmente finiscono con l’appartenere a chi li legge. Certo, possono essere coinvolgenti come o assai di più di una pellicola cinematografica ben realizzata. Le storie, i protagonisti e le situazioni sono però come delle belle immagini proiettate su uno schermo sufficientemente lontano dallo spettatore. Le grandi storie potranno dunque segnare anche profondamente un lettore ma non farlo sentire del tutto parte della vicenda stessa. Vi sono al contrario “piccole storie” che fuggono dalle grandi imprese e dagli uomini fuori del comune, che raccontano invece di luoghi e di situazioni a noi molto vicini. Vi riconosciamo l’inesorabile e impietoso scorrere del tempo, gli amori impossibili e gli amori perduti, una nitida geografia degli affetti la cui forza sopravvive agli anni e alla lontananza. L’”equilibrio del gigante” si gioca così sul filo di scelte di vita precise, senza compromessi. Diviene stabile e forte quando i giorni memorabili si scandiscono nella serenità delle amicizie, dell’amore, delle corse sulle montagne dell’anima. E’ fragile, invece, quando i giorni grandi finiscono e il dolore diviene l’espiazione di una colpa che, inesorabilmente, si ricerca in fondo al proprio essere a ogni costo. Renè Daumal sostiene nel suo romanzo incompleto che ciascuno possiede il suo “Monte Analogo”. Per Sergio, il protagonista della storia, questo monte s’identifica in qualche modo nel “Re di Pietra” che domina l’arco alpino piemontese. Attorno a questo ruotano i sogni giovanili e i rapporti semplici e genuini con persone schiette e senza maschera. Nel momento dello smarrimento e dello sfaldamento dell’equilibrio esistenziale s’impone la comprensione di due figure quasi arcaiche, una con valenza paterna e l’altra materna, lucide metafore del legame del protagonista al “gigante”, mentre ogni individuo esterno è superfluo, quasi ostile.  Non spaventano Sergio né la malattia né la morte, anzi, quasi sono gli stadi liberatori da una sorta di schizofrenia malata e da un male di vivere che ha provato soltanto chi ha subito una perdita insopportabile. L’ultima immagine dei due ragazzi che “saltano” sul treno in cerca delle loro avventure restituisce però un motivo di speranza. Ogni esperienza materiale e umana termina prima o poi, nel bene o nel male, ma laddove vi è chi si congeda altri sono pronti a tessere una storia nuova, a ricercare il proprio equilibrio perennemente in bilico tra sogno e realtà. E’ questo un libro che propone una scrittura didascalica e chiara, che non cade negli stereotipi e rifugge dall’inevitabile recit tipico degli autori che sono pure alpinisti. Una vicenda che emoziona e che spesso commuove, in cui è altrettanto facile scorgere la genuinità dei tratti autobiografici e i riferimenti a persone fisiche reali, di ieri e di oggi. Da non perdere.

Marco Blatto – Accademico Gism
001 Luca Frisoni – L’equilibrio del gigante

Editrice il Punto –  Piemonte in bancarella, 2014, pp.219

Un pensiero su “L’equilibrio del Gigante -quando la montagna è emozione

  1. …eh, cos’ altro dire? Hai centrato in pieno il senso di questa “piccola-grande” storia, in cui molti “alpinisti-scrittori” (o comunque a cui piace scrivere e sicuramente leggere!!!) si identificano in toto! Bellissima recensione! Enzo (alias Zerothehero)

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